L’impazienza e “l’incompletezza”

Questa estate, come capita da alcuni anni, non andrò in vacanza.

Poco male, ci sono altri problemi nel mondo e potrei essere in una situazione peggiore. Tuttavia, questo elemento mi mette di nuovo di fronte ad una delle mie caratteristiche peggiori: l’impazienza.

Non mi piace aspettare troppo per le cose e non mi piace attendere che il “fato”, il “futuro”, facciano il loro corso. Mi piace lavorare per ottenere ciò che voglio e per ottenerlo nei tempi giusti. Ma qui, invece, i tempi si allungano sempre di più.

Eventi, forze e tutto ciò che mi circonda a volte vanno troppo velocemente, mentre io mi sento sempre quella che “rimane indietro”, quella che non fa mai abbastanza e che non riesce a raggiungere nulla. E spesso mi sento “vecchia” non tanto a livello anagrafico, quanto per il fatto che, a trent’anni, sono ancora qui a “galleggiare” nell’etere dell’attesa.

Mi sento incompleta e spesso inutile, qui ad attendere.

Forse è per questo che mi sono fatta tatuare “Believe” sul polso: perché io sia in grado di ricordarmi di credere, e anche della necessità, talvolta, di aspettare.

Ora che anche la mia scuola yoga è “in attesa” a causa delle vacanze, forse ho troppo tempo per pensare. Per questo mi sono anche messa all’opera con progetti come quello di #100yogadays presente sulla mia pagina Facebook. Perché i progetti mi piacciono. Mi piace fare qualcosa di concreto, perseguire un obiettivo. Non mi piace, invece, lasciare agli altri decisioni e “destinazioni”.

Questo limbo nel quale mi trovo non mi piace e, nonostante stia cercando con tutte le mie forze di uscirne, non so come venirne fuori.

Stefania

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