Delle donne e della scrittura

Leggere “Una stanza tutta per sé” di Virginia Woolf è stato, per me, illuminante.
Mi ha fatta riflettere su una serie di questioni che tenevo in sospeso nella testa da un po’.

La Woolf, in questo libro, dà dei consigli, a volte scherzosi, alle donne del suo tempo e, nello stesso momento, analizza il rapporto tra uomini e donne, soprattutto a livello economico.

In primo luogo parla del ruolo delle madri e delle antenate. Infatti, dice, che è proprio grazie a ciò che le nostre madri hanno (o non hanno) fatto che si decidono le opportunità per le donne del futuro. E su questo concordo. E’ grazie a coloro che hanno lottato prima di noi che oggi le donne possono godere di un minimo di diritti. Divorzio, aborto, maternità, sono alcune delle conquiste che, purtroppo, vengono ora messe sempre più in pericolo.

Poi Virginia analizza la posizione degli uomini, così detti importanti, nei confronti delle donne. Indica come personalità quali Mussolini e Napoleone fossero misogini e convinti dell’inferiorità della donne, specificando che tale posizione veniva mantenuta per indicare una propria superiorità, altrimenti assente.

Anche su questo concordo. L’inferiorità femminile è sempre stata sostenuta da coloro che non hanno avuto il coraggio di ammettere che anche le donne possono eccellere in moltissimi campi. Io, femmina, sono stata la prima del mio corso all’università. La mia tesi ha ottenuto la lode e la dignità di stampa, in luogo di molti colleghi che arrancavano sui libri.

E poi si parla dell’indipendenza economica. Solo raggiungendo una certa autonomia finanziaria, secondo Virginia, le donne potranno dirsi libere e, allo stesso tempo, in grado di amare in modo sincero un uomo.

Anche su questo concordo. Molte donne sottovalutano l’importanza di avere uno stipendio. Si relegano al ruolo della casalinga mantenuta trovandosi, poi, in casi di bisogno senza nulla tra le mani. Le donne, invece, dovrebbero lavorare e lottare per un lavoro, qualunque esso sia e con qualunque tipo di corrispettivo. Perché solo il fatto di avere un proprio campo, esclusivo, diviso dalla famiglia, darà loro la forza anche per non lasciarsi sottomettere.

Infine, l’opera della Woolf si conclude con un’esortazione: scrivete, donne! Io voglio cogliere quell’esortazione e farla mia. La scrittura è il mio motore, il mio mezzo, il mio elemento. Non saprei cos’altro fare se non scrivessi.

Sentirei una parte di me morire e avvizzire per sempre.

E voglio consigliare a tutte le donne di cimentarsi nella scrittura, senza giudizio e senza censura. Perché si scrive prima di tutto per se stessi e solo dopo, se si è veramente convinti e appassionati, per qualcuno che ci possa leggere.

Un brindisi, alla scrittura e alle donne, sempre.

Stefania

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