Del camminare e dei Cammini
Le vacanze di questo 2016 sono state “vacanze camminate”. Abbiamo, infatti, deciso di intraprendere la Via di Francesco, un Cammino che ripercorre i passi e la vita di S. Francesco d’Assisi.
Abbiamo avuto poco tempo per organizzare il tutto, ma la cosa bella di un cammino è anche questa. Camminare rende liberi e consente anche di uscire un po’ dagli schemi soliti della vacanza, delle prenotazioni, delle classiche ferie.
Tolto il caso del santuario de La Verna, dove non abbiamo trovato un posto per dormire, nelle altre sistemazioni ci siamo trovati sempre più o meno bene.
(Se volete potete dare un’occhiata al mio Vlog su Youtube, nel quale si vedono piccoli estratti di tutte le tappe che abbiamo percorso).
Certo, non sono mancate le esperienze negative, soprattutto una (leggi: posto fatiscente, sporco e gestori abbastanza fuori dalla realtà), ma per fortuna sono state davvero le eccezioni, e forse hanno reso ancora più piacevole il ritrovare delle sistemazioni spartane ma pulite e ben gestite.
Abbiamo impiegato dieci giorni per fare i circa 200 chilometri del percorso sino ad Assisi.
Alcune tappe sono state dure, soprattutto dal punto di vista fisico, poiché la Via di Francesco è molto più naturalistica e collinare rispetto, ad esempio, alla Via Francigena, che abbiamo fatto tre anni fa.
Ma forse proprio le difficoltà ci hanno concesso di confrontarci con noi stessi, i nostri limiti e le paure.
Soprattutto le mie.
Io sono terrorizzata non tanto dall’altezza, quanto dagli strapiombi montani, e in alcuni casi questi ci hanno accompagnato per decine e decine di minuti. In particolare, abbiamo affrontato una lunghissima discesa su sentiero fatta praticamente a scala, con un terreno scivoloso e, spesso, con il vuoto da uno dei lati.
Questo Cammino, inoltre, è stato il primo che abbiamo fatto in compagnia di altre persone. Ed è stato bello potersi confrontare continuamente con gli altri, condividere e scambiare quattro chiacchiere ogni tanto. Ma anche godere del silenzio, un silenzio che in alcuni momenti tutti abbiamo ricercato.
E’ stata una Via spirituale, prima che fisica, almeno per me. Ho preso l’abitudine di ripetere mantra e preghiere durante la marcia, soprattutto nei pezzi più difficili. Un po’ per mantenere il ritmo, un po’ per cercare di aiutare la mia mente a concentrarsi sullo scopo finale dell’esperienza.
Sì, perché una Via di questo tipo ti porta a riflettere. Si pensa alla vita, alla morte e al cammino che la vita stessa rappresenta. Si inizia a pensare alle tappe che ancora vorremmo affrontare e anche a quanta strada sia già stato possibile percorrere.
Si apre il proprio cuore e, insieme ai chili persi (per me sono stati quasi quattro) dal corpo, si lasciano indietro i pesi dell’anima, per me rappresentati spesso dal senso di inadeguatezza, dal dolore e dalle brutte esperienze che mi hanno segnata.
E si finisce con la luce. Una luce strana, fatta di tante persone, di voci, di preghiere, risate, suppliche, dolore, gioia, salite e discese.
E si è pronti a ricominciare, grati per essere stati in grado, ancora una volta, di compiere i passi avanti verso la propria meta.
Stefania
It is great that you were able to overcome such a long and difficult route. However, this journey has brought you a lot of positive emotions and pleasant experiences.